Bit #3 - Oltre il Codice: Etica, Responsabilità e il Futuro dell'Intelligenza Artificiale.
Due chiacchiere con Piero Savastano, creatore del Cheshire Cat.
L'Intelligenza Artificiale oggi è qualcosa di potente che porta con sé non solo opportunità senza precedenti ma anche responsabilità di vasta portata. In questo contesto in rapida evoluzione, è un privilegio parlare oggi con Piero Savastano, che incarna la fusione tra sviluppatore, pensatore e visionario. Con una presenza influente su TikTok e alla guida della community dedicata all'AI, Vox Machina, Piero va ben oltre il ruolo di semplice tecnologo. Non solo è il genio dietro al framework open-source Cheshire Cat, che sta ridefinendo come interagiamo con i Large Language Models, ma è anche una voce autorevole nel dibattito etico che circonda questa tecnologia emergente. La conversazione di oggi promette di essere non solo un viaggio attraverso le complessità tecniche dell'IA, ma anche una sfida a riflettere profondamente su cosa significhi essere etici e responsabili in un campo che sta plasmando il futuro della nostra società.
Ma iniziamo subito.
Raffaele: Con questa introduzione non credo di aver esagerato. Almeno è quello che penso di te e credo che è anche quello che traspare là fuori. Ma che ne dici di integrare tu stesso con qualche informazione rilevante su di te?
Piero: Ti ringrazio per la splendida introduzione. Il mio interesse principale è sempre stato la mente umana, poi studiando e lavorando mi sono spostato al cervello, poi alle neuroscienze computazionali, poi al deep learning. Vedo in tutto questo un modo di capire noi stessi. Mi sento un creativo della tecnologia e ritengo che la scrittura di codice sia una forma d’arte.
Raffaele: Prima di andare nel vivo dell’intervista, ci dai una tua visione e descrizione del Cheshire Cat?
Piero: Per gli sviluppatori, il Cheshire Cat è un framework per creare AI verticali, facilmente. Per gli imprenditori è un sistema avanzato di system integration con interfaccia linguistica. Per i ragazzi e gli hobbysti è uno strumento di gioco, studio e creazione, un modo per misurarsi con l’AI e la programmazione. Per me è un’architettura cognitiva, un sistema composto di vari moduli (uno dei quali è il linguaggio, con il LLM) e deputato a fare cose “intelligenti”.
© Cheshire cat
Raffaele: Perché hai deciso che Cheshire Cat avesse bisogno di un codice etico?
Piero: Perchè il progetto nasce nei valori dell’open source, il primo commit era già pubblico su Github. Quando è esploso si sono fatti vivi personaggi che pensavano solo ai soldi, così ho inasprito la licenza (GPLv3), pubblicato il codice etico e allontanato chi non fosse allineato con i miei valori. Con il gatto voglio restituire al mondo di cui mi nutro da una carriera intera, e che mi ha regalato le emozioni dell’ “hello world” con Django, WordPress, Linux, e tanto altro. C’è tanto spazio per fare impresa e portare a casa la pagnotta, ma è secondario. Diffido da chi vuole fare subito cassa: in queste persone vedo paura, avidità e poca lungimiranza.
Raffaele: Nel codice etico del Cheshire Cat, parli di "apertura" e "trasparenza". Come questi principi si riflettono nel tuo lavoro quotidiano? E come possono migliorare la responsabilità nello sviluppo del software?
Piero: Avendo scritto il gatto totalmente in pubblico fin dal primo commit, credo di aver dimostrato non solo che non ho nulla da nascondere, bensì tanto da dire. Apertura e trasparenza sono ciò che manca alla nostra piccola grande Italia per fare il salto di qualità, per cui mi prendo i rischi e le derisioni che incorrono in scelte del genere… perché ci credo e so che ce la possiamo fare.
Raffaele: Chi abbia mai parlato con me per più di cinque minuti sa che io sono fissatissimo con i test e con la qualità del codice. Voglio però ammettere che se si sta facendo della ricerca e ancora non rilasciamo in produzione il software che stiamo scrivendo, allora possiamo permetterci di scrivere anche codice di scarsa qualità, a patto che questo venga migliorato prima di andare in produzione. Spesso mi trovo a parlare proprio della "responsabilità del codice che scriviamo". Come applichi questo concetto nel tuo framework Cheshire Cat?
Piero: Non sono un fan del TDD, anzi ho rimandato più a lungo possibile la scrittura dei test per non essere condizionato. La prototipazione e l’iterazione rapida, con stravolgimenti profondi, è essenziale in un progetto R&D come lo Stregatto. Disegnare l’architettura da principio e cominciare dai test è qualcosa che si può fare con un gestionale, o comunque per un oggetto di cui si conoscono bene le caratteristiche. Quando ho scritto lo Stregatto diverse persone stavano facendo una cosa simile in giro per il mondo, ma nessuno aveva la minima idea di dove saremmo andati a parare, nessuno aveva esempi da seguire. In ogni caso quando l’architettura si stabilizza di sicuro ci vogliono i test e una maggiore attenzione alla qualità.
Raffaele: Sei molto attivo nella divulgazione attraverso la tua community Vox Machina, che ho notato con piacere che è sempre molto attiva e TikTok. Essere divulgatori a mio avviso porta ad una enorme responsabilità. Il rischio di inviare un messaggio sbagliato è dietro l’angolo. Come affronti questo tema?
Piero: Lo affronto pensando che a fronte di tanti influencer con seguiti enormi ottenuti a suon di scherzi, gossip e nudità varie, posso sentire di aver fatto cosa dignitosa divulgando la scienza e la tecnologia - a prescindere dagli eventuali errori.
Raffaele: Nel codice etico si parla di "Rispetto per la proprietà intellettuale". Come gestisci le dipendenze e le librerie esterne nel tuo framework? E come assicuri che le librerie che utilizzi nel Cheshire Cat siano eticamente solide?
Piero: Cerco di tenere d’occhio le licenze e uso librerie il più possibile solide e testate, cito le fonti tecniche e scientifiche, cerco di capire quali siano le “alleanze” giuste.
© Cheshire cat
Raffaele: Come sai, sono molto attivo nella divulgazione di pratiche e metodologie che arrivano dal mondo Lean, Agile, DevOps. Mi occupo anche in generale di Product Management. Quali sono alcune delle metodologie che ritieni più efficaci per un approccio etico allo sviluppo del software? E come implementi le buone pratiche nel tuo framework Cheshire Cat o nel tuo lavoro in generale?
Piero: L’etica credo sia nelle persone, non tanto nelle metodologie. Se voglio sfruttare qualcuno posso farlo in modo egregio sia nel waterfall che nell’agile. La valorizzazione dei talenti e attenzione al benessere psicologico sono due punti fondamentali a mio avviso.
Essendo lo Stregatto un progetto open portato avanti in larga parte da volontari, mi curo che queste persone si divertano anzitutto e cerco di gratificarle, riconoscerle e coinvolgerle quanto possibile.
Raffaele: Ti riferisci al Cheshire Cat come un progetto. Io penso che sia più un prodotto che un progetto. In effetti per definizione un progetto ha un inizio e una fine. Io credo invece che il “Gatto” sia un prodotto di enorme valore, del tutto italiano.
Ogni prodotto si evolve e ad un certo punto di deve far scalare. Hai già in mente una roadmap chiara per questo obiettivo?
Il “Gatto” ci porterà veramente nel paese delle meraviglie?
Piero: Ci sarà un ente no profit a tutela del progetto e dei suoi valori, e una rete di imprese che lo utilizzerà per creare servizi. Ci sono tanti esempi di questo tipo nella storia dell’innovazione, non è necessario tentare di essere unicorni e partecipare alla retorica americana della startup nata nel garage. Anche perché ben poche di queste sono nate in un garage e i fondatori vengono da famiglie parecchio abbienti e connesse. Suggerisco di fare in Italia quello che sappiamo fare meglio: creare e fare rete, goderci il nostro tessuto di PMI. Non mi piace l’idea del gigante tech, ci vedo una piramide fredda e asfissiante.
Raffaele: Grazie Piero, è stato un enorme piacere avere con te questo confronto.
E noi ovviamente ci rivediamo al prossimo bit.
Raffaele.
Per seguire Piero nelle sue mille attività, lascio qui di seguito tutti i suoi riferimenti: